mercoledì 13 marzo 2019

Sicilia airlines, favola siciliana per sognatori

Tanto tempo fa la Regione Siciliana ha creato e sviluppato una compagnia low cost regionale.
Lo sapevate?
La Sicilia airlines, una compagnia in crescita e molto conosciuta all’estero.
Si tratta di una spa dove il principale azionista è la Regione Siciliana.
Questa è l’azienda a partecipazione mista più redditizia che un amministrazione siciliana abbia mai gestito.
Tutto nasce dalla volontà di incrementare e capillarizzare l’afflusso turistico nella nostra Sicilia.
Politici coscienziosi e lungimiranti spesero il loro mandato politico nel dedicarsi con onestà e sacrificio a migliorare il futuro dei siciliani e della loro terra.
La missione della compagnia è una visione rivoluzionaria: il turista doveva sentirsi accompagnato letteralmente da casa sua fino in Sicilia e guidato ogni momento della visita in Sicilia.
E come poterlo fare?
Prima di tutto fu sviluppata una massiccia pubblicità atta a valorizzare e far conoscere il nostro territorio all’estero.
Grazie alle statistiche dei flussi turistici vennero inaugurate le prime Sicilyhouses a San Pietroburgo, Parigi, Monaco di Baviera e Londra.
Successivamente Mosca, Barcellona, Stoccolma, Amsterdam e Zurigo.
Ed infine Roma e Milano.
Le Sicilyhouses funzionarono inizialmente come hub turistico di promozione e divulgazione e successivamente da vero e proprio broker commerciale.
La prima fase puntò tutto sul turista; infatti collaborando con tour operator stranieri si promosse la possibilità di accedere a molti servizi appena arrivati in Sicilia utilizzando lo stesso biglietto aereo.
Il biglietto diveniva così una vera e propria card del turista – SicilianCard – che permise l’accesso a tutti i monumenti, siti museali ed archeologici della Sicilia.
Ed inoltre grazie agli accordi commerciali con le varie ditte azioniste e partner della Sicilia airlines, si poterono avere scontistiche in alberghi, ristoranti, autonoleggi e negozi.
Si era riusciti a creare una rete commerciale che coinvolse molte attività del settore turistico siciliano,varie furono le visite di degustazioni in caseifici e cantine e visite didattiche in botteghe artigiane.
In un secondo momento la compagnia aprì anche ai voli cargo esportando prodotti e manufatti siciliani che vennero smistati nelle varie Sicilyhouses, sempre più vere e proprie vetrine di vendita all’ingrosso ed al dettaglio del made in Sicily.
Lì trovarono rappresentanza i migliori marchi siciliani che si garantivano una doppia vetrina tra Sicilia ed estero.
Consolidata questa importante presenza all’estero molti professionisti siciliani aprirono attività di ristorazione e di artgianato supportate, economicamente e logisticamente, dalle stesse Sicilyhouses.
La Sicilyhouse ormai è un punto di riferimento per tutti gli stranieri che vorrebbero o hanno già visitato la Sicilia ma soprattutto un luogo dove partecipare ad iniziative culturali e festival di ogni tipo che raccontano e mostrano la Sicilia.
Notizia di questi giorni è che il presidente della Regione Siciliana ne inaugurerà una a Pechino ed una a Tokio.
E così la Sicilia airlines prosegue nel suo percorso di sviluppo e crescita.
Il primo Boeing a volare è stato quello New York-Palermo e prossimamente Pechino e Tokio.
Dobbiamo dire grazie ai cittadini stranieri che si sono innamorati della Sicilia da casa loro e che successivamente hanno imparato ad amarla qui a casa nostra.
Con Sicilia airlines il turista parte già consapevole di ciò che vuole visitare ed arriva in Sicilia con la vacanza già organizzata.
E grazie al network commerciale di Sicilia airlines il turista può contare su una vacanza di qualità.
Guide turistiche, bus, autonoleggi, alberghi, villaggi turistici, ristoranti, escursioni guidate ecc. ecc., tutti servizi quality della SicilianCard.
Volare con Sicilia airlines conviene al turista ed anche alla Sicilia!
E vissero felici e contenti……
Vi è piaciuta la favola?
Ah già l’avevano raccontata?…..no…..ah erano diverse……ma si parlava sempre di compagnie aeree?……ah…..questa è piu bella……

Cos'è la lagnusìa

Istintivamente viene associata a svogliatezza o noia ma ci vuole di più per tradurne il senso originale, scoprendo qualcosa di più profondo su un aspetto complesso e stratificato delineatosi in secoli di storia. Anche se in realtà è una matassa intraducibile.
Nei miei pensieri, provando a sbrogliare questa matassa, ho sintetizzato tre ingredienti cardini:
  • I siciliani per secoli dominati ma mai assoggettati interamente hanno convissuto a denti stretti con l’orgoglio della loro identità, seppur inquinata ed influenzata.
    Ma essendo per natura gente individualista ci siamo accontentati di gustar a modo nostro ed in piccolissime dosi ogni minuscola reazione o simbolo di rivalsa e di libertà.
    Ancora oggi nel nostro sangue brucia un latente sete di libertà, un bisogno egoista e personale, della quale sentiamo sempre la necessità e non sappiamo perché spinge dentro noi con tanta insistenza. Liberi e vincenti verso la vita quotidiana.
  • I popoli del sud per gran parte dell’anno sono abituati istintivamente e necessariamente a regolare tutta la loro vita in funzione della temperatura. E il caldo la smorza e la intervalla.
    Da sempre negli orari di punta si mangia, poi si riposa in attesa degli orari meno caldi e durante le giornate di caldo intenso si lavora più lentamente o si svolgono lavori più leggeri.
    Questi meccanismi hanno intaccato e riadattato la visione e il senso comune del dovere e la dedizione ad esso.
    Allora capita che lo stesso lavoro,lo stesso impegno, lo stesso dovere può essere svolto un’altra volta o fatto senza particolare pressione.
    Se i doveri e gli impegni possono essere rimandati o riadattati per una motivazione, perché non possono esserlo per altre?
    Non si può essere ipocriti e discriminatori con la quotidianità.
  • La nostra è una filosofia essenzialista, fortemente endemica.
    L’abilità di rincorrere e comprendere il senso della vita, senza soffermarsi a cose futili e superflue.
    La nostra terra da sempre ci mostra quanto sia importante il bello e quindi il vero e l’essenziale della realtà. Tutto il resto è superfluo.
    La terra e la famiglia sono le bellezze della nostra vita ed esse risiedono nella nostra anima e tutto ciò che ce ne allontana è superfluo.
    Perché dedicarsi a cose che in fondo contano poco e soddisfano solo apparenze ed ipocrisie?
Il mio è un discorso generale ed esplicito, ho provato a tradurre istinti e sensazioni di un determinato modo di essere che però non si può analizzare e ricostruire.
Osservando e sbrogliando i nostri comportamenti mi sono persuaso che la lagnusìa non è altro che il nostro insindacabile e convinto giudizio su una determinata situazione e se il suo evolversi sia o non sia superfluo.
Questo aspetto è istintivo e naturalmente condiviso,non si tratta di una specie di ribellione sociale che ci allontana dalle regole e convenzioni civili ma semplicemente di un nostro modo di vedere la vita e valutarne i suoi sviluppi -superflui e non superflui- ma con una semplicità “non convenzionale” e con una filosofia tutta nostrana. Direi quasi un “rozzo razionalizzare”.
La lagnusìa ha come soggetto esclusivamente noi,una decisione intima e privata che pero’ si ripercuote con conseguenze e giudizi pubblici. È un mix di vite personali le quali conseguenze si mischiano insieme a comportamenti e reazioni umane nate e sviluppatesi in ambienti e situazioni storiche differenti ma unite tutte da un unico filo conduttore che è il nostro modo di razionalizzare la vita che scorre nel nostro sangue.
Da questo impasto vien fuori anche questo particolare aspetto del carattere siciliano che noi chiamiamo Lagnusia.
Quando “ci prende la lagnusia” valutiamo due cose:
  1. se quella cosa sia o meno superflua;
  2. se da quella azione che andremo a fare si possa sviluppare o meno qualcosa di superfluo.
Il superfluo è tutto cio che ci porta complicazioni, fatica, controversie, spreco di tempo ma soprattutto tutto ciò che noi reputiamo non importante nella nostra vita.
Io oggi posso anche mangiare una semplice brioscina solo perché ho la lagnusìa di andare a fare la spesa.
Sì, io nella mia testa ho deciso in maniera insindacabile e pienamente convinta che non vi è nulla di grave se rimando la spesa e quindi rimando un buon pasto.
«Per una sera non accade niente…lo farò tante altre volte».
Così io avrò conquistato la libertà di questa mia scelta e soddisfatto quel mio determinato momento di tranquillità e di relax a casa.
«Perché farlo oggi quando potrò farlo domani tornando dal lavoro?».
«Domani, prima di entrare nel portone di casa…vado avanti….entro al supermarket e faccio la spesa…..e poi vado definitivamente a casa».
«Ora sono ormai a casa…..in pantofole…..comodo sul divano…non ne vale proprio la pena….posso farlo anche domani».
Ecco, razionalizzare e badare alle cose davvero importanti della vita, niente di superfluo.
Questo è un esempio di lagnusìa.
Non è semplice svogliatezza ma vi è dietro una logica che giustifica questa decisione.
La svogliatezza mica giustifica dando un piano di azione alternativo o un rinvio motivato…
Abbiamo trovato la soluzione migliore razionalizzando rozzamente, evitando il superfluo.
Può sembrare una demitificazione ed un interpretazione personale di cosa sia il dovere o semplice irresponsabilità ma è solo una libera e convinta interpretazione della vita.
Per questo affrontiamo la vita con semplicità e filosofia e sembra che vediamo tutto facile ed in maniera ottimista.
Un intero popolo ha un suo modo di vedere e vivere la vita,ci scorre nel sangue e difendiamo la libertà di questo soffio di vita.
La lagnusìa certo non è qualcosa di giusto o di buono.
Spesso da lì si sviluppano comportamenti che sono sbagliati come l’inciviltà, l’egoismo e l’approfittamento. Non tutti hanno sviluppato in maniera così idilliaca questo modo di essere.
Nei secoli la mentalità ed il carattere si sono composti ed assemblati con varie sfaccettature ed alcune di esse deviano il loro sviluppo in comportamenti oggettivamente sbagliati. Si allontanano da quella genuina razionalità ma ne sono pur sempre figli cresciuti in maniera sbagliata.
Il signore che si ferma sul corso,letteralmente sulla corsia, a comprare le sigarette e l’altro signore che si ferma sempre sulla corsia ma quella opposta, proprio di fronte l’altra, per comprare la pizza, sono un esempio deviato di quella genuina e naturale lagnusìa.
Ognuno di loro avrà insindacabilmente deciso in maniera convinta che quella era la cosa più ovvia da fare e che tutto il resto sarebbe stato superfluo.
Entrambi non capiscono e non si preoccupano di bloccare un intero corso, perché sono fermamente convinti che sia giusto così.
Giudicheranno eccessive ed inutili ogni lamentela poichè loro saranno fermamente convinti di aver fatto la cosa giusta.
Ed anche essi avranno una loro delirante giustificazione logica per quell’azione.
Questo è un esempio di lagnusìa deviata.
E….insomma…..il finale non ve lo scrivo perché…..m’acchiappò ‘a lagnusìa!
E poi…..è superfluo…..

Iniziamo a tagliare le radici che intanto cadono le foglie…



Mafia.
Questa parola a pronunciarla fa tanto rumore, in giro, nell’aria ma forse non più nelle nostre menti.
E per questo io ne voglio parlare.
Mafia.
Sono nato dentro questa parola e da allora ho ereditato anche questo marchio che spunta fuori, automaticamente, nella mente di un qualsiasi “italiano”, per associazione alla parola “siciliano”.
«Piacere, Luca…» – «Sei siciliano..??» e sta già pensando, involontariamente, alla parola “mafia”.
Un’associazione automatica che talvolta è accompagnata da un ingenuo ed ingiusto sospetto.
Non accade più per razzismo o discriminazione poiché gli Italiani hanno capito che le coscienze dei siciliani sono cambiate e che altre stanno cominciando a cambiare.
Ma purtroppo ci siamo ancora dentro.
Mafia.
Sono cresciuto alla sua ombra.
Ascoltiamo questa parola fin da piccoli.
Sai che è un qualcosa che esiste, non sai cos’è ma impari ad averne un timoroso rispetto ed a pronunciarla sottovoce e circospetto.
Negli anni cominci a capire, forse con l’altezza aumenta anche la visibilità mentale delle cose che ti circondano.
Ed è strano, inconsciamente sei portato ad accettare ed accogliere quest’idea, questa normale presenza ma fortunatamente se cresci con l’educazione giusta, la tua strada ti porterà all’opposto di quell’idea.
Quindi la presenza della mafia non la si vive o subisce solamente come criminalità, nel decidere se farne parte o meno oppure condividere il suo agire, ma la si vive o meglio la si subisce maggiormente nel sociale.
Come vi posso spiegare…??
Vi faccio un esempio: immaginate che la mafia sia un elefante.
Un elefante che grande e grosso, muovendosi impazzito, intorno a se scombussola e condiziona ogni cosa, creando un grande polverone.
Ecco, noi siciliani, il nostro sociale, la nostra vita l’abbiamo vissuta e la viviamo in quel polverone.
In quel polverone smosso c’è la nostra mentalità, costume, tradizioni, educazione, umanità, il nostro senso del dovere e ne vengono interamente coperti.
Come un alone, come una patina si posa sopra tutto, sbiadendone colori, naturalezza, obiettività e la sua giustezza.
E noi siamo lì dentro assuefatti e sappiamo che tutto questo è così, fin da sempre.
È cosi da sempre come il cielo…..le montagne….il mare. È così, pensiamo!
Ma al di fuori di questo polverone ogni cosa ha i suoi veri colori, niente è sbiadito.
Noi senza saperlo e capirlo subiamo tutto questo.
Negli anni, molte persone, con la consapevolezza, la cultura, la coscienza ed anche il sacrificio sono riusciti a “scrostare” questo alone, per liberare la vista di tutti noi.
Nel passato quando questo “scrostare” era debole e vano, i siciliani erano chiusi a riccio verso l’esterno, ”la modernizzazione”, il cambiamento ed i nostri occhi erano chiusi.
Chiusi verso un altro popolo,un altro governo, un’altra autorità che non veniva da quel polverone che illusoriamente garantiva compattezza e sicurezza.
La diffidenza divenne sempre più una molla che ci allontanava, come società e come pensiero, reciprocamente, dall’altra Italia.
«Gli italiani sono troppo diversi da noi!² – «Sbagliati!» – «Non ci capiscono,non li capiamo!».
Questo si pensava, in passato, in Sicilia.
Ma come si è arrivati a queste differenze? A queste diffidenze?
È un impostazione del sociale e del pensiero comune che viene da lontano ed accomuna tutto il Sud Italia.
Certo il Risorgimento qui ha contribuito tanto ad alimentare la diffidenza e l’astio ma quella, appunto, è un’altra Storia.
Anche in Sicilia, nei secoli, grandi territori erano in mano a feudatari prima e latifondisti poi che crearono dei veri e propri “regni” frazionando e differenziando l’intera regione anche dal punto di vista sociale, civile e culturale.
Questi “regni” per le istituzioni di turno erano il sistema migliore per gestire quelle regioni ma dall’altra parte alimentavano sempre più la diffidenza, verso quella stessa istituzione poiché il popolo vedeva il signore sia come ammortizzatore ma anche come compiacente del potere centrale.
Questi signori in equilibrio giocavano sulle difficoltà del popolo facendo solo i loro interessi anche a discapito delle istituzioni.
La mafia è nata per smontare questo sistema e rendere giustizia alla povera gente.
Sopperendo e mitigando lo strapotere dei signori sull’unica cosa importante per il popolo, la risorsa principale dell’economia – la terra – Ma non è stato affatto così.
La mafia da lì ha continuato a svilupparsi diversamente mentre noi siciliani, nei secoli, abbiamo inconsapevolmente ereditato la conseguenza di quel sistema partorendo uno sbagliato “senso dello stato” che influenza da sempre il nostro rapporto cittadino-istituzione o meglio cittadino-rappresentante dell’istituzione.
È per via di questo “senso dello stato” che ancora oggi proliferano favoritismi e sotto e fuggi per aggirare una legge, un intoppo burocratico ed anche la legalità stessa.
Questa non è mafia ma è la comune mentalità d’origine sviluppatasi ed amalgamatasi nella nostra società impolverata.
È quasi un normale “mutuo soccorso fai da te” tra individui, lontano dagli occhi e dalle mani dell’istituzione, per avere la certezza e la sicurezza di mantenere e sviluppare i propri interessi, barattando privilegi e favoritismi.
I signorotti di oggi sono invece quelli della politica e del potere finanziario che cavalcano quasi lo stesso sistema.
Come se questa fosse l’unica strada possibile aggirare l’istituzione e rivolgersi a chi può e sa farlo.
Tutto ciò, ancora oggi, è un forte esempio di quel polverone depositatosi ed assorbito dal sociale che ha sbiadito i valori stravolti che per assurdo non disconoscono la prepotenza, diffidenza, approfittamento, mancanza di sensibilità e generosità.
Anzi li include come fossero valori sociali e non li distingue ed espelle come nocivi.
È questa inconsapevolezza, questa colpevole ingenuità e deformazione della realtà che compatta e copre la nostra mentalità e i comuni valori sociali.
La parola mafia nasce e cresce soprattutto nella nostra mentalità.
Questo è solo l’involucro del fenomeno mafia, cioè è tutto quello che lo circonda, che la protegge dagli attacchi esterni.
Un involucro, una copertura……è come se la struttura mafia fosse un albero.
Ecco sì!
Facciamo questo esempio.
Un albero dove l’involucro sono le tante foglie.
Le foglie, ad una ad una, rappresentano tutto il popolo siciliano, intorno e su questo albero.
Lo ripara e lo protegge con la sua mentalità.
(Fortunatamente sta arrivando l’autunno del cambiamento e qualche foglia è già caduta ed altre continuano a cadere)
Un albero è composto da tante parti, tutte importanti, ma non tutte fondamentali per la sua esistenza.
Per esempio vi sono i rami, tanti e sparsi in tante direzioni, che per me sono quella gente che entra ed esce dalla mafia, ne fanno parte e/o collaborano con essa.
Questa è la mafia dei grandi giri di denaro della finanza, della politica.
Quelli che mafia o non mafia comunque fanno sempre giochi sporchi.
La mafia dei “grandi nomi” che come mercenari si vendono a questo ed a quello, nel giro sporco dei grandi affari, delle grandi cifre.
Attaccati saldi come rami alle loro foglie dalle quali ne succhiano e ne sfruttano a loro volta clorofilla vitale, come una fotosintesi clorofilliana della ricchezza e del potere.
Ma stanno anche saldi a chi li favorisce e protegge.
Sono persone sempre esistite, come rami stanno uniti a chi li sfrutta e li nutre, e cioè uniti al tronco.
Vanno e vengono come i rami che a volte si tagliano a volte si spezzano.
E l’albero ne può fare a meno perché ne potrà rinnovare sempre altri.
Ma la via di mezzo di questo albero, parte centrale ma non vitale è appunto il tronco che, per me, è l’organizzazione mafiosa.
Questa è nata e si sviluppa nelle antiche famiglie di tradizione mafiosa, tramandata da padre in figlio.
Spesso queste si sono sostituite allo stato mantenendo il controllo su interi comuni e zone d’interesse ed ancora oggi ne influenzano la vita istituzionale e sociale.
Questa è la vera parte forte su cui si regge “l’albero mafia” dove vi sono i capi mafia che “governano” decidendo, con le arcaiche regole ed usanze tramandate negli anni o rinnovate coi tempi, le azioni più importanti ed innovative.
A volte non è proprio così, a causa di lotte intestine e stravolgimenti, ma quella rimane sempre e comunque l’impostazione generale ed ottimale.
Da lì provengono le menti dell’organizzazione, i boss temuti e rispettati.
Grazie alle loro abilità e furbizie riescono ad avere più o meno visibilità e potere al suo interno.
Ma tutta questa grande struttura, quest’albero non sarebbe quello che è se non avesse una parte ancora più importante, fondamentale, vitale.
Il tronco non sarebbe così forte e saldo se non creasse delle radici, grazie ad esse tutto può sempre ricrescere ed aver vita, seppur tagliato e potato.
Le radici tengono forte e saldo l’albero, si espandono in ogni luogo e profondamente.
Rimangono sotto terra,circondati appunto da quella terra fertile che è la disperazione e il degrado della gente.
Queste radici nascono nei posti più bassi della società, nei quartieri,nelle periferie degradate e sole, nella povertà e disperazione della società umana.
Luoghi dove la gente rimane isolata o meglio volutamente isolata, magari con quartieri costruiti di proposito intorno a loro, dei veri e propri ghetti.
Dove vive gente povera e disagiata, lontana dalla società che non trasmette loro modelli di vita,di pensiero e confronti culturali.
Tutto avviene lì dentro.
La cultura e la civiltà vengono avvilite ed il pensiero, le idee nascono e crescono in quell’ambiente di decadenza.
La legalità ed i valori nascono e crescono in una cattività sociale che li deforma e li trasforma dentro l’ambiente che li circonda.
Questo mondo avvicina a necessità e bisogni basilari e difficili da conquistare, si prova ha vivere quasi come gli animali in lotta per la sopravvivenza.
E nella lotta alla vita, quando qualcuno si sente anche non voluto non c’è tempo da sprecare che non sia necessario a sopravvivere o ad alleviare materialmente, in vari modi, il peso dei loro problemi.
Quindi, ad esempio, per i figli non c’è spazio per la scuola e cresceranno ignoranti di cultura e civiltà, avvalorando naturalmente quella mentalità lontana dalla cultura e dalla logica.
Una non-educazione.
Per i figli ci sarà solo spazio per il lavoro o tutt’al più il gioco (spesso tramutato in vandalismo), liberi e senza controllo, per strada.
Quando si cresce così non si sa cos’è la responsabilità e si perdono quasi tutti i valori sociali e civili.
Questa è per lo più gente disoccupata, per via del loro essere inetti a causa delle difficoltà che gli ha presentato quel tipo di vita.
Si vive alla giornata e ci si aggrappa ad ogni cosa.
In ogni modo la responsabilità morale di questa loro condizione è dello Stato poiché fondamentalmente fallisce nell’esser presente o nel proteggere dall’infestazione di quella realtà sociale, non riesce ad evitare e cambiare ciò che accade.
Lo Stato ha il dovere costituzionale e morale di evitare tutto questo, al di là della lotta alla mafia stessa.
Una società sana, non inquinata, non sviluppa da sé mali e disagi sociali.
Lo stato in parte è co-responsabile del loro sviluppo civile.
Se un padre abbandona o non da gli strumenti giusti al figlio discolo egli non crescerà bene ma se il figlio discolo sarà educato giustamente e con gli strumenti giusti crescerà bene.
Un esempio con parole semplici ma che dovrebbe rendere l’idea di quel che voglio spiegare.
Queste realtà divengono come un influenza che trova qui terreno fertile per resistere e diffondersi.
Quindi si deve intervenire urgentemente per stroncare ed eliminare ogni possibile fucina ed habitat naturale di criminalità e quindi terreno fertile dove la mafia addentra le sue radici.
Purtroppo questa gente, dentro il loro “mondo-quartiere” chiuso con l’esterno, la pensano tutti allo stesso modo e l’ignoranza poi fa il resto, associata all’arretratezza di quella mentalità di cui parlavo prima.
Tutto questo mix fa si che il malcontento e la rabbia si rivolgano solo verso lo Stato, le istituzioni.
Per reazione ci si allontana sempre più dalla società ma non come pensiero di massa, tendenza o mentalità ma come coscienza e valori sociali.
Nel frattempo questo diviene un rifiuto reciproco poiché la società, dentro se stessa, non li riconosce come parte di essa.
Questa gente non trovando nessun aiuto e nessuna soluzione ai loro problemi, anche per inerzia, per ignoranza e spesso per disperazione o istinto di sopravvivenza sceglie la strada più facile nella loro realtà e cioè la delinquenza.
Lo stesso meccanismo base della nascita e lo sviluppo del sistema mafia
In questa realtà la morale non esiste o meglio la morale è giustificare questo delinquere in risposta alla carenza dello Stato, al disprezzo che ricevono dalla società ed alla loro incapacità di trovare un modo per campare, in una realtà chiusa, senza confronto e sviluppo mentale, dove diviene giusto ciò che non lo è.
Il delinquere spesso è qualcosa di leggero: furti e vendita di merce rubata ecc.
Ma chi sa usare quella furbizia delinquente, quella scaltrezza tanto vantata in questi ambienti, fa di peggio e ricava sempre più.
Diventa normale e giusto infischiarsene delle leggi, le quali sono assurde per chi è cresciuto dove si lotta per la sopravvivenza nel vero senso della parola, in una mentalità da ghetto-siciliano dove perdura quel gran polverone di prima.
Penso però che anche lì, adesso, qualche coscienza pulita comincia a nascere ma non c’è ribellione o una rivoluzione di coscienze perché si ha paura e si è soli come intorno ad un branco di leoni.
Anche l’omertà è forte. Si sa che è giusto così e colui che vive nella delinquenza fa bene e può sempre tornare utile poiché possiede un certo “potere” e stima.
È lo stato che è sbagliato! È ingiusto! Pensano.
Delinquere è un modo di riscatto o più semplicemente la soluzione ai problemi e la possibilità di un sufficiente mantenimento per la famiglia.
Questo agire di riflesso, sugli altri, è come uno spot pubblicitario che offre la soluzione migliore a chi ancora non ha provato il prodotto.
Così gli indecisi vengono invogliati e tutto sembra facile, provvidenziale e giusto.
Molti si accorgono di crescere economicamente ed anche di visibilità e quindi di potere.
Divengono consapevoli che questa loro scaltrezza e questo agire possono essere più utili in altri ambienti più redditizi.
Ed ecco qua che entra in gioco la mafia la quale acquista sempre più radici.
Molte di queste “nuove radici” non assumono nessun ruolo ma sono semplici tirapiedi o meglio “pezze da niente” ma che in gran numero sono fondamentali per la mafia, come le radici appunto.
Uomini che alla fine singolarmente non contano granché nella struttura mafia.
Semplici pedine.
A volte però riescono a “far carriera” all’interno della struttura ma il loro vantaggio è illusorio poiché spesso non stanno dentro la mafia ma solo ai suoi bordi.
Ma sempre vivendo a discapito della società perché al di sopra di tutti e tutto, riscattandosi nel modo più sbagliato ed illudendosi di essere migliori degli altri intorno a loro.
Come una guerra tra poveri.
Possono pure riempirsi di soldi e potere ma dentro rimarranno sempre dei poveri disgraziati e delinquenti.
È questo è l’esempio che vien dato alle future generazioni, chiusi in quel mondo.
L’esempio che hanno ricevuto i loro padri dai propri genitori.
Sono come delle radici che si rinnovano sempre e danno sempre forza a quell’albero.
A volte non sanno e possono fare altro.
Non è colpa loro, ci nascono dentro.
Dobbiamo evitare questo!
Nei decenni tutto ciò si ripete da padre in figlio e la società, lo Stato nonostante i suoi sforzi non ha trovato delle soluzioni definitive che faccia si che ciò non accada mai più.
Si è cercato di sconfiggere la mafia in tanti modi, grazie alla volontà e coraggio di eroi amanti della giustizia e del bene comune, a discapito della loro vita.
Ma non è finita,la mafia esiste ancora.
Sembra quasi di lottare contro un gigante.
Ma si sa che anche se è grande ed alto, un gigante lo si può abbattere dal basso, dalle basi.
Vi ho fatto l’esempio dell’albero.
E questa mafia si può sradicare come un albero, si devono tagliare necessariamente le radici.
La parte fondamentale, vitale che alimenta l’albero.
Lo si può fare! E bastano solo tre fasi, tre punti da risolvere:
disoccupazione,
ignoranza,
emarginazione sociale.
So che è una lotta quasi impossibile, anzi utopica ma credo che sia l’unica risolutiva.
Quindi quando si inizierà questo tipo di lotta ci sarà la scomparsa graduale ma definitiva della mafia.
Forse è un sogno ma rimane pur sempre una soluzione e vi è bisogno di anni ma ci si deve attivare al più presto per poter guardare avanti e sapere che ci sarà un giorno in cui tutto finirò.
Prima si inizia, seppur con lentezza e difficoltà, e prima si risolverà o comunque si darà un metodo, un modo per provar davvero ad estirpare la parola mafia dal sistema sociale.
Quindi ecco qua!
Lo Stato, le istituzioni hanno una difficile ed utopica soluzione per il problema ma l’unica vera e logica.
Una soluzione formica per sradicare un enorme albero lentamente e pazientemente.
Sta soltanto a noi decidere la fine di questo male sociale.
Uno strumento da utilizzare per attivare questa soluzione e sradicare l’albero c’è ed è la società o meglio ancora ogni singolo uomo, ogni singola testa.
Diamo un metodo e non solo ideali, quelli saranno più utili con un metodo da applicargli ed affiancargli.
E poi i tempi sono già maturi per la Sicilia e tutto il Sud Italia
Iniziamo a tagliare le radici che intanto cadono le foglie……………

Spremiamo delle idee per migliorare la nostra vita! Dai!!



Giorni fa parlavo da solo dentro la mia auto e mi incavolavo con il mondo mentre ero bloccato nel traffico cittadino e mi districavo tra i vari ostacoli ed impedimenti che si creano.
Poi mi son calmato ed ho provato a dare delle risposte, magari improbabili, alla mia sofferenza ed alla necessità di una soluzione necessaria.
Palermo è di certo una delle città più indisciplinate alla guida ed il suo traffico è riconosciuto universalmente come il più incasinato e disordinato.
I turisti entrano nel panico e trovano assurdo tutto questo.
Noi palermitani invece ci lamentiamo e non facciamo niente per evitare questa realta’ ed anche la cattiva fama che ne deriva.Nella nostra bella Italia non è di certo l’unica città con questo problema.
Seppur con tanta fantasia o tanta ignoranza io vorrei sforzarmi e provare a dare qualche consiglio o soluzione che seppur simpatica o fantascientifica magari possa dare un suggerimento o una scintilla di idea o di intuizione a chi di competenza o a chi può trasformarla in qualcosa di realmente utile.
Io tra me e me, molto ingenuamente, ho spremuto tre probabili o assurde soluzioni che spero possano tornare utili, magari rismontandole ed assemblandole in modo più razionale, alle tante città che subiscono un traffico irrazionale come la mia cara ed incasinata Palermo.
Proporre e suggerire non fa danno, forse è meglio di star fermi a guardare, aspettare e sperare che qualcuno si muova e cambi qualcosa.Chissà quando…..
1 – Violazione del segnale di STOP
Riadattando il sistema degli autovelox fissi si potrebbero posizionare in prossimità degli STOP (vicino al cartello) delle colonnine con dei sensori che registrassero/valutassero la velocità di passaggio o il tempo di permanenza delle auto davanti ad esse.
Se per esempio una vettura passa davanti la colonnina senza fermarsi allo STOP (con un programma istallato che calcola velocità minima e lunghezza media di un auto) dopo il suo passaggio la colonnina scatterà una foto sulla targa e poi si eleverà la multa per la trascressione.
Se invece la vettura si ferma non verrà scatta alcuna foto.
Certo non si potranno mettere colonnine per ogni STOP della città ma almeno nei punti più nevralgici.
2 – Guida con cellulare
Sarebbe una cosa risolutiva se le case produtrici di auto istallassero dei sensori sul volante e sul cambio che a motore acceso con marcia inserita (quindi non in folle/neutro e non in retromarcia) registrassero la pressione di entrambi le mani o il loro calore (sono stati applicati i sensori per le cinture).
In questo modo ogni volta che alla guida si stacca una mano per più di cinque secondi (per alzavetri, volume radio ecc.) scatta un allarme acustico (più alto di quello delle cinture) che dà fastidio e non permette di parlare al cellulare.
Lo stesso sensore si dovrebbe mettere sul pomello del cambio.
Quindi se entrambi le mani non sono sul volante e sul cambio per più di cinque secondi scatta l’allarme acustico.
In questo modo nessuno potrebbe parlare al cellulare durante la guida e si eviterebbero tante morti.
3- Violazione del divieto di sosta
Si potrebbero istallare in prossimità del divieto di sosta (vicino i marciapiedi o bordo strada) dei sensori a terra (come i faretti incassati a terra) distanziati ogni due metri circa, in modo che ogni volta che questi faretti vengano coperti per più di dieci secondi da un auto, scatta un forte allarme acustico che può durare 5/10 minuti per far desistere a posteggiare l’auto.
Se dopo quei minuti l’auto non verrà spostata verrà fatta una foto alla targa ed elevata la multa.
Certo non si potrà istallare questo sistema ovunque ma nei punti più necessari.
Magari tutto questo fa ridere ma non si sa mai…….e vuoi vedere che…….
Chissà chi……..e chissà quando…….
In Italia o magari a Palermo ci saranno mai idee concrete per risolvere i problemi reali???
Proponete…………..non farà male………
E dai!!!!!

CHIama, Palermo?!, la camurria social dei palermitani



Salve a tutti voi palermitani e no…..teste pensanti e teste parlanti della nostra amata città.
Oggi vorrei proporre ma anche suggerire a tutti voi una mia idea che sento di poter condividere con chi si riscopre di buona volontà ed iniziativa costruttiva.
È da anni che macino e rimacino una certa idea visionaria per la quale purtroppo io non ho i mezzi, la competenza o le conoscenze giuste per poterla sviluppare e così ve ne faccio dono.
Chi ha le capacità potrà svilupparla, plasmarla e renderla qualcosa di valido, si spera.
Allora ciancio alle bande: ecco qua….
Spesso in giro per Palermo veniamo a conoscenza o viviamo determinate problematiche derivanti da servizi inefficienti o degrado urbano, i quali sempre arrecano danno, gira e rigira, alla collettività.
Magari un cittadino di buona volontà si informa, chiede a chi di competenza, se ne ha la voglia e si sente rispondere con tanti “non so”, “vedremo”, “ci devono lavorare” ecc. che vengono rimpallati da un ufficio all’altro e da un ente all’altro.
Quel cittadino si ritrova solo e non supportato ed alla fine si arrende impotente.
Allora ho pensato ma perchè non teniamo in contatto tutti questa gente scontenta ed amplifichiamo la loro voce?
Ok ci sono i vari blog….bla bla…..si scrive, si commenta….poi passano i giorni ed il post non si legge più e finisce la forza di internet e l’amplificazione si rompe.
Invece ci vuole una rubrica che si mette a camurria….a chiattidda…..che rompe davvero tanto è amplificato.
Vi faccio un esempio: c’è una buca in via Pinco pallino….chi è l’ufficio/ente competente?….ufficio Calia & simensa…..allora si posta la foto nella rubrica con la descrizione ed i recapiti dell’ufficio.
Gli iscritti inizieranno a contattare l’ufficio segnalando la buca ed ognuno di loro pubblicherà un messaggio (con data e orario) scrivendo la risposta ricevuta.
Se la risposta sarà evasiva o scaricante barile allora partirà il secondo, il terzo, il quarto ….ecc……ci metteremo tutti a camurria fino a quando quell’ufficio sarà così tartassato da legittime lamentele che dovrà intervenire sulu sulu p’un ni sientiri chiù.
E cos’ via per ogni disservizio o problematica della città.
Con un applicazione apposita o anche senza si pubblicherà la foto o il video e tutte le persone con solidarietà contatteranno chi di competenza fino a quando non saranno intervenuti.
Ovviamente la rubrica sarà seguita da un moderatore che dovrà capire cosa si può scrivere e fino a quando continuare la camurria valutando se la lamentela è ancora dovuta o meno.
Questo tipo di blog potrebbe essere utilizzato per tutte le città siciliane ed italiane: CHIama, Catania?!, CHIama, Napoli?! ecc. ecc.
Diventerebbe una sorta di facebook che tiene in contatto persone che si vogliono confrontare con solidarietà ed in tempo reale sulle varie problematiche della loro città.
Non escludo che con questo nome e con la gente che supporta la rubrica possano nascere dei movimenti civici da candidarsi nei rispettivi comuni. Ma questa è una storia più delicata.
Ecco qua l’idea grezza e semplice che secondo me ha del potenziale se sviluppata dalle persone giuste.
Se la ritenete valida fate pure…….basta che nella rubrica scrivete “…da un idea di Russo Luca” ahahah ma anche no….fate voi…..dobbiamo spremerci la mente e proporre…parlare…aiutiamoci a vicenda per migliorare le cose….ma soprattutto condividiamo con solidarietà ed onesta……quello che non va lo dobbiamo sistemare insieme.

Matteo si ha smarrito!

Dove sta Matteo? Oh Madonna mia!
Dove si è andato a cacciare questo ex belloccio che girava come un gagà e si credeva bello come un apollo?
Nessuno lo sa ma qualcuno chissà!
Matteo turista….Matteo emigrante……Matteo di qua, Matteo di là ma gira e rigira sarà proprio a due passi da casa nostra.
Nca, per forza, se vuoi che i giochi vadano bene devi seguirli di pirsona personalmente.
Certo trattandosi di nascondino deve ammucciarsi spesso, magari un po’ guarda con il binocolo, un po’ parla con il walkie-talkie.
Giochi impegnativi, tipo Giochi senza frontiere.
Un..deux…trois….fuori l’Italia-dentro l’Italia!!!
Dov’è Matteo?
Bubu settete!! È qua!!
Ma poi chi può negare che Matteo passeggi tranquillamente alla luce del sole con un bel visetto pulito e modellato da 30 anni di cambiamenti?
Un signor qualunque di mezza età, apparentemente un signor nessuno ‘nmiscatu cu nienti.
La ricostruzione fatta dalle forze dell’ordine (non quella con la parrucca) può essere rassomigliante ma anche totalmente differente!
Potrebbe essere irriconoscibile.
Qualche ritocco chirurgico?
Ma che! Ma che bisogno c’è!
Basta una barba lunga, un taglio particolare o addirittura pelata con riporto e soprattutto niente occhiali….anche se il vizio è forte….ogni tanto dai!
Et voilà….cu è?? Buu?!
Indovina chi!
Matteo può essere un qualsiasi commerciante, vaccaro, ambulante o artigiano…..pure impiegato pubblico…..magari vi imbusta la spesa al supermercato e voi non gli date l’euro!
E quello nel frattempo sta peniando come dividere i proventi del giro di droga, degli appalti e quali politici sovvenzionare.
«Per favore si sbrighi ad imbustare, non stia con la testa per aria!».
«Sì signora mi ascusassi!».
Che attore!!
Premio Oscar come attore non protagonista!!
Eppure per quanto stracanciato possa essere, se Matteo si trova davvero libero e felice nel suo territorio, signori miei, c’è un appunto da fare, eh sì, qualcuno deve per forza riconoscerlo, per forza.
Basta uno o due che lo riconoscono e pian piano lo sanno tutti.
Quindi guardatevi bene attorno, sforzatevi, provateci e lo vedrete! Facciamo un gioco online, chi lo trova vince!! È il più bravo e forte dell’universo!Siiii!!!
Ma tranquillo Matteo, come tu ben sai queste sono chiacchere a bassa frequenza non udibili da orecchie sbirre, insomma un ciuciulare intimo e circoscritto.
Un circuito privatamente omertoso che non passerà mai determinati limiti.
Ed allora c’è qualcuno che già sa.
Come sapevano che Riina andava a fare la spesa.
Come sapevano che Provenzano andava a prendere il caffè.
Circuiti più impenetrabili dei controspionaggi Usa e Russi.
Se solo potessero captare queste basse frequenze gli sbirri!!
Ma mettiamo caso ca ‘u zu’ Aspannuzzo che conosce bene Matteo un giorno gli sballa la demenza senile e comincia a dire fuori dal circuito chi è Matteo e dove bazzica…..comincia a dirlo pure agli sbirri.
Insomma Aspanuzzo impazzisce e indica chi è Matteo.
Che succede??
O magari un giorno uno viene a sapere della sua vera identità da un parente di un amico dello zio Aspanuzzo (il quale ancora buono di testa) che per leggerezza ha raccontato di Matteo.
Ha indicato chi è nella realtà quell’introvabile Matteo.
Cosa succede allora?
Ma sopratutto puó accadere?
Sì, puó accadere.
Nell’era di Internet e dei mille post e blog nessun esaltato pseudo eroe anonimo del web gli salta in mente di sbirrittiare qualche vocina di paese su Matteo?
Nessuno lo fa??
Eppure potrebbe accadere.
Davvero tra tanti variegati attivisti agguerriti non si trovano nel web antimafiosi agguerriti?!
Matteo tu giri ancora strate strate a Castelvetrano o al massimo firrii per le campagne ma sii cca.
E questo lo sa e lo vede tanta gente, nonostante le precauzioni le voci viaggiano a bassa frequenza.
Questa è la vita e la gente in Sicilia, da secoli vi sono certezze che tutti conoscono.
Non c’è buco sconosciuto in Sicilia dove un signor nessuno possa scomparire senza che qualcuno lo sappia.
Infondo è cosí.
Gente che vede ma non guarda e dimentica senza parlare.
Sono siciliani qualunque ma è gente non soggiogata e controllata dal tuo sacro giro di uomini di ononore, no!
Gente comune senza importanza ed anche perbene, tanta gente.
Basterebbe la giusta chiave motivazionale per poterti vendere, basta offrirgli lo scambio giusto. Tornerebbe la memoria e la parola.
Domani la televisione organizza un bel gioco a premi: “Smaschera il latitante” se l’indicazione è giusta vinci 1000.000,00 €!!
Evviva….garantiamo l’anonimato.
Magari creano un programma dove nominando i concorrenti puoi eliminarli dalla faccia della terra……la tua terra .
L’isola dei mafiosi…..che scumparinu!
Oppure lo stato offre un vitalizio, una villa ed una nuova vita all’estero per chi indica Matteo!
Turista per sempre!
Con la giusta chiave decifri volontariamente il ciuciuliare della gente e Matteo è quiiii!!!!!
Carramba che sorpesa!!
Ecco vi sono, per quante assurde possano sembrare, le giuste chiavi per ogni fenomeno umano.
In modo che questi fenomeni trovino la loro meritata fine.
Matteo non lo sa e gira tutta la città, si crede bello come un apollo e saltella come un pollo!