mercoledì 22 gennaio 2020

La terra che ci scorre nel sangue profuma di ricordi perduti
Da una storia 1/4 vera

Una strana evenienza mi coinvolse una mattina di agosto,una mattina arida di vento e silenziosa di cicale che tutto avvolgeva quell'ozioso paesino,minuscolo puntino che opaco si intravedeva nella campagna siciliana come un cespuglio nel terreno stepposo.
Conteneva circa 1500 anime purganti dimenticate dal mondo ed ignorate dalla storia e dal suo scorrere.
Quella rimasta era infatti gente che controvoglia si allontanava da quell'isola-villaggio che galleggiava sul tempo e si bagnava di antiche abitudini,germogliate e radicate in quell'arido terreno che costituiva cosi morbosamente e necessariamente l'unico senso del loro esistere.
Quella mattina non era diversa dalle altre,mentre leggevo il giornale vidi comparire innanzi a me,cosi dal nulla,un massiccio anziano signore che mi osservava con quella sua faccia spigolosa e quegli occhi vivi ed azzurri.
Mi fissava, mi guardava e mi interrogava con mille pensieri che rimbalzavano dentro la testa e scoppiettavano dentro i suoi occhi.
Presi un lungo respiro e mi tuffai verso di lui.
"Buongiorno, assa mi ricissi?"
"Buongiorno é per caso lei il signor Campolo?
Quel suo accento torinese stonava e spiazzava, visto che usciva fuori da quel viso contadino,scuro e nerboruto e si riusciva a percepire un celata cadenza siciliana.
"Si, per cosa mi cercava?"
"In realtà io cercavo suo nonno Calogero...... ma....."
"..... buon anima, ci ha lasciato da tanto ormai...."
"Infatti, ma lei va benissimo visto che é il nipote........la famiglia é la stessa"
"Le hanno detto bene....."
"Passiamo al dunque!" con un espressione più seriosa e preoccupata "Suo nonno ci aveva promesso che avrebbe sistemato tutto definitivamente e per sempre!
Ma così non é andata!
Adesso.....dico.....che professionalità é questa?
Visto che lei è della stessa famiglia e gestisce anche lei lo stesso ufficio,é in dovere di risolvermi questa spiacevole grana!
Ce lo deve proprio!!"
Era risoluto ma la sua pareva piu' una finta rabbia contenuta da un palpabile senso del rispetto.
"Guardi con calma possiamo risolvere tutto nei limiti delle mie possibilità ovviamente.
Ma poi lei mi parla di mio nonno, del suo operato e del lavoro che svolse decine e decine di anni fa.
Mi sta dicendo in maniera generica che voi,non so chi,avete subito un disservizio da parte di mio nonno che si sta palesando adesso e quindi ora venite a renderne conto a me che sono il nipote, il quale casualmente lavora nello stesso ufficio anagrafe??!!"
" Sissignore! "
" Allora guardi, io per rispetto della sua età e per la fiducia che nutro nello sperare che lei abbia davvero una seria richiesta da farmi,con gentilezza le chiedo di farmi capire meglio e spiegarmi tutto.
Mica ca è putia e iu sugnu u putiaro!
Il tempo lo abbiamo poiché me ne avanza ogni giorno,sono sicuro che non andra' sprecato ascoltando ciò che ha da dirmi di importante.
Mi dica....... ah ma prima di tutto, lei chi é? "
" Signor Campolo la sua richiesta è lecita e lei é un educata e degna persona"
"Grazie, si sieda...."
"Io mi chiamo Ernesto Galofaro e vivo ad Ivrea  ma sono nato qui a Cusasira,non so se per caso o per destino.
Certo non c'era messo nascessi qui.
Mio padre mi portò via dopo la morte di suo padre avvenuta pochi mesi dopo la mia nascita"
"Garofalo?! Chiddi della Piana secca?
" Non più,Galofaro mi chiamo"
"Scusi un attimo, giusto per capire meglio, sa deformazione professionale, mi faccia guardare l'archivio telematico.
Galofaro Ernesto.
Ecco.
Ecco qua..... nato nel 45 da fu Michelangelo e Caterina Crapanzano"
"Sissignore eccomi qua, poi ci furono altri due fratelli nati al nord.
Ma è come se lo fossi anch'io,infondo.
Questa é tutta la storia della famiglia Galofaro e ciò che resta"
"Non ha parenti qui?"
"No! Morti mio nonno Bastiano e mia nonna Assuntina,qua non c'era più nessuno"
"Ah capisco, sicuramente Bastiano era figlio unico ed i parenti tutti emigrati!
Capita in paesini come questi scordati dal Signore dove c'é solo la terra come sostentamento.
Chi ha potuto é scappato"
"Niente affatto, mio nonno aveva quattro fratelli ed i loro discendenti erano e rimasero aggrappati a queste maledette terre, aride come la gente che le brama e le custodisce gelosamente.
Ma quella é un'altra famiglia, un'altra razza, non ha niente a che fare con la famiglia Galofaro"
"Signor Ernesto, io la sto ascoltando ed ho grande stima per la sua figura ma mi deve spiegare, visto che ormai abbiamo iniziato questo dialogo surreale del quale ancora non conosco il motivo e lo sviluppo, come é possibile che dei fratelli siano di famiglie differenti.....di razza differente"
"Invece é proprio così..."
"Quindi anche se siete tutti Galofaro suo padre appartenne ad un'altra razza, come dice lei?!"
"Ecco é proprio questo il punto, quella famiglia si chiama Garofalo ma la mia razza si chiama Galofaro.
Mio nonno si faceva chiamare Galofaro seppur sulla carta era Garofalo e mio padre fu ufficialmente Galofaro ed appunto i fratelli di mio nonno e la loro discendenza erano Garofalo!
Mio padre,io ed i miei fratelli fortunatamente siamo Galofaro.
Semplice, come vede due famiglie ben distinte, non sono la stessa razza!"
"Signor Ernesto, io sono pacienzuso ma lei mi sta confondendo e mi sta facendo dubitare della sua buonafede.
Lei mi vuole vendere per buono ca dei fratelli si acchiamano con cognomi differenti ma simili.
E non sono figli di padri diversi e madre uguale allora lei mi sta coglionando.
E poi resta sempre la domanda : che c'entra la bon'anima di mio nonno?? "
" Allora,io non voglio che lei si adduma come un cerino e se le è rimasta ancora pacienza le spiegherò tutto"
Mi quietai e mi preparai a questo viaggio nella storia di quella assurda ed anzi strana famiglia che ebbe come palcoscenico il paese di Cusasìra.
"Un tempo mio nonno Bastiano faceva di cognome Garofalo come anche i quattro fratelli di mio nonno.
Tutta la famiglia godeva dell'importante lascito concesso al nonno dal Conte di Fitalia,questo era cresciuto nella sua cascina e gli fu fedele servitore, più devoto dei nipoti che attendevano di spogliarlo di tutti i suoi beni, del feudo desolato ma esteso di Piana secca.
Un enorme distesa di steppaglie e rocce che poteva comunque essere lavorata e sfruttata.
Il loro nonno mise su una coltivazione di mandorli ed ulivi ma quel terreno era difficile da lavorare e carente di acqua.
Dava i frutti necessari per poter sfamare a stento la famiglia.
Mio nonno non si poteva persuadere che quell' immenso feudo fosse grande a matula e che agli occhi di tutto il paese era stato più un supplizio che una fortuna.
Come fosse una donna sterile.
Ma quella terra poteva essere ingravidata diversamente,poteva diventare fertile.
Ma il padre e gli altri figli non volevano che si toccasse loro quel feudo che nonostante tutto dava orgoglio e lustro a quella famiglia.
Erano dei possidenti terrieri, possedevano un feudo tutto loro.
A maggior ragione del fatto che il padre affitto' a gabella alcuni appezzamenti centrali, visto che da soli,con il loro lavoro,non riuscivano a monetizzare abbastanza.
Pero' mio nonno si era convinto che un feudo cosi grande dovesse avere nel sottosuolo un filone di acqua sicuro, le montagne non erano lontane.
Ed altri terreni ancora più lontani da esse, erano floridi.
Si doveva scavare e più a fondo di come provo' a fare il Conte.
Il terreno era una distesa di terra e pietre e diveniva dispendioso e faticoso spietrarlo come si fece per gli alberi piantati anni fa.
Senza dire nulla alla sua famiglia si mise sul dorso di un mulo e raggiunse il paesone di Glufi ai piedi dei monti.
Lì cercó la piu' grande ditta edile e parlando con il capomastro propose di offrirgli gratuitamente una fornitura di buona pietra fino al suo esaurimento.
Unica condizione era che fossero loro a provvedere all'estrazione ed al trasporto.
Tutto questo senza danneggiare o impedire le colture che li si sviluppavano.
Ed inoltre ad esaurimento della fornitura, con i loro mezzi più sviluppati, avrebbero scavato un pozzo.
Allora cosi iniziarono a spietrare il terreno e per cinque anni la ditta edile si rifornì gratuitamente di ottima pietra.
Ma tutto ciò non fu così facile e ben accetto.
Quando la famiglia seppe di quell'accordo ci fu il Viva Maria!
Nessuno poteva accettare che estranei facessero il loro comodo, entra ed esci come i padroni.
Derubando qualcosa dalla loro terra e per giunta senza pagare nulla.
Che figura avrebbero fatto con i piccoli gabellotti al servizio di quel feudo derubato!
Che vergogna dava a quella famiglia che aveva conquistato tanto lustro.
Aveva macchiato il buon onore di quella famiglia che appunto per questo non poteva permettersi altro fango venendo meno a quell'accordo fatto, a quella parola data. Quindi a corna calate subirono per cinque anni quell' umiliazione.
Mio nonno venne tenuto ai margini della famiglia ricevendo il sostentamento basilare ed un freddo rispetto, salvo per la madre che in cuor suo capiva il comportamento di quel figlio ingegnoso e con gli occhi pieni di vita.
La madre lo capiva e lo aiutava in silenzio.
Durante quei cinque anni mio nonno si fidanzo' ma non poteva sposarsi perché oltre a non ricevere il sostegno della famiglia non aveva sufficiente denaro nonostante la blasonata proprietà.
Quindi sperando tempi migliori e nuove opportunità la famiglia si ritrovo' un infinita distesa di terra setacciata e bella tratturata, liscia liscia e bella ossigenata, solo in attesa del tanto sperato pozzo.
Come pattuito quei giorni vennero e grazie all'esperienza dei mastri e le loro strumentazioni si scavo' un bel pozzo che pescó la vena giusta, quella di un torrente sotterraneo.
Fortunatamente la famiglia terminó quell'ammutinamento e si riavvicinó al figlio ribelle.
Finalmente quel feudo poteva divenire verde e florido grazie all'abbondante acqua del provvidenziale pozzo.
Ma a mio nonno macinava il cervello dopo aver visto le potenzialità della tecnologia e come grazie ad essa si poteva evitare di faticare come bestie sotto il sole.
Riunì tutta la famiglia e con entusiasmo spiegò che la loro fortuna non sarebbe venuta dal terreno ma dal suo sottosuolo.
C'era abbondanza di acqua e loro sarebbero divenuti imprenditori, avrebbero fornito l'acqua a tutti i terreni circostanti.
Inizialmente nessuno voleva rinunciare alla possibilita' di vedere fiorire il proprio feudo, addobbarlo di distese di coltivazioni ed innalzarlo a gioiello e vanto della famiglia. Un immensa coltura simbolo di abbondanza e ricchezza per quella famiglia di benestanti possidenti.
Certo vi era tanto lavoro da affrontare con scarse risorse economiche ed incerte possibilità di immediata riuscita. Nessuno poteva scommettere se dopo gli sforzi i raccolti avessero ripagato tutto.
Ed in quanti anni?
La madre intanto pregava per quelle sciagurate teste e sperava ascoltassero quel figlio vivo ed intelligente.
Mio nonno prospetto' grandi ricavi ed immediati.
Ne era sicuro.
Stavolta vollero ascoltarlo.
Si trattava di fare vari pozzi che bloccassero di volta in volta la vena del torrente fino ad avvicinare il flusso al livello del terreno.
Da li avrebbero incanalato il flusso in delle gebbie.
Dopo si sarebbero rivolti verso il monte scavando dei pozzi cartesiani e dei mulini che avrebbero distribuito l'acqua altrove.
Importante era l'acquisto di strisce di terre ai piedi del monte.
Tutto questo avrebbe avuto un costo, dovevano sacrificare parte del feudo o meglio le parti esterne. Venderle per far cassa, per un fine importante.
Assicurò che avrebbero ricompattato il feudo.
Con le vendite acquistarono i nuovi terreni e con il prestito bancario che affrontò mio nonno misero su tutta la struttura e la strumentazione per estrarre e distribuire l'acqua.
Misero su insomma quella nuova impresa.
E dopo tre anni i lavori terminarono ed anche i sacrifici economici ed i pranzi a pane e cipolla.
Gli impresari Garofalo divennero gli unici fornitori d'acqua di quei territori, coprendo km e km di terreni con le loro acque.
Chiunque poteva adesso sviluppare le proprie colture grazie a quella dolce acqua che peró veniva venduta salata.
Erano gli unici e si facevano pagare.
Nessuno di loro toccò più una zappa e se ne infischiarono pure del feudo.
Diedero tutto in gabella e tennero solo un appezzamento come giardino per il nuovo baglio e palazzo patronale.
Mio nonno aveva guidato quel branco di asini verso il benessere.
Erano la sua famiglia e si sentiva orgoglioso di averla salvata da quella bigotta stupidità e da un futuro misero.
La madre ringraziava ogni giorno il Signore di avergli dato quell'ultimo figlio.
Era già il 1916 e la guerra esigeva soldati, la patria reclamava morti.
Togliendo le due figlie femmine già destinate allo zitellaggio salva-dote, il maggiore esonerato come primogenito ed il secondo figlio zoppo ed inabile al reclutamento, restava solo Bastiano abile alla guerra.
La sera prima della partenza i fratelli riuscirono a trovarlo ed acciuffarlo dopo il suo tentativo di renitenza.
Dicevano loro che un disertore ledeva l'onore della famiglia ma infondo volevano solo liberarsi di lui adesso che tutto era sistemato, l'ingranaggio ben oliato ed avviato.
Questo benessere li aveva resi più cattivi e malandrini, come animali stupidi ma feroci impararono a difendere in qualsiasi modo la loro preda.
Mio nonno baciò la madre straziata dal dolore ed abbraccio la sua promessa sposa Assuntina.
Mio nonno partì ma dopo il 1918 non tornó.
Cosa accadde?
Durante la guerra mio nonno scriveva alla madre e ad Assuntina.
Venne mandato in Libia.
Dopo un paio di mesi Assuntina non scrisse più e la famiglia gli scrisse che Assuntina era morta di spagnola
Nel frattempo pensarono bene di corrompere e poi minacciare l'impiegato postale.
Le lettere della famiglia poi cambiarono tono e sensibilità. Un anno dopo arrivó una strana ed apocalittica notizia.
L'impresa era fallita, il torrente si era prosciugato ed i carabinieri avevano appurato che quell'acqua apparteneva agli eredi del Conte ed anche del comune.
Tutti, anche la banca, lo avevano denunciato e la sua famiglia per vergogna e paura tutta stava emigrando in America.
Gli consigliavano ed anzi gli facevano obbligo di non tornare sia per i rischi legali e sia per l'immenso fango gettato sulla sua famiglia.
Che si restasse pure a lavorare in Libia o in qualsiasi altra parte del mondo purché stesse lontano dalla Sicilia.
Mio nonno,dopo le dolorose perdite e delusioni, nel 1919 dalla Libia voleva recarsi in Germania in cerca di nuove possibilità e specializzarsi ancor meglio nei lavori di ingegneria pubblica a cui partecipò in Libia con il genio militare.
La nave dall'Africa attracco' a Catania e da li ne sarebbe ripartita un altra per Amburgo.
Il richiamo della propria terra era forte, era a due passi dal suo paese.
Erano passati degli anni, il suo volto era cambiato e si era ricoperto di peli, in inverno coperto di roba non lo avrebbe certamente riconosciuto nessuno.
Solo una passeggiata di un paio di ore e sarebbe riscappato verso il porto di Catania.
Dopo un viaggio tra provinciali e trazzere su corriere e carretti mise piedi a Cusasìra.
Già l'Ave Maria richiamava i contadini alle case, tanti contadini.
I terreni si coltivavano ancora.
Chissà se la sua vecchia impresa era stata ripristinata visto la sorprendente e provvidenziale acqua nel sottosuolo.
Le campagne per la prima volta erano divenute floride e produttive grazie a quell'acqua che a chiunque appartenesse era stata donata dal Signore per il bene di tutti.
Per questo era giusto che l'impresa con i suoi canali distribuisse ancora acqua.
Eccola infatti.
I mulini, i canali, le gebbie attorniate da uomini e carretti. Mio nonno era felice ed ormai poteva anche tornarsene al porto, nonostante dovesse riaffrontare il fresco ricordo di quello straziante viaggio.
Ma ne era valsa la pena.
Mentre camminava verso il punto di noleggio del carretto una voce curiosa lo invitó a farsi dare un passaggio.
Allora mio nonno, piacevolmente colpito, ringraziò e voltandosi riconobbe il fratello.
Quello sorrise ma pian piano stringendo gli occhi e sciogliendo il sorriso si tramutó il viso in una maschera della commedia greca.
Mio nonno dopo aver gridato "Cosaa inutili chi siti tutti!!" come un pazzo si diresse verso casa di Assuntina.
Lì inizió a bussare come un pazzo.
Assuntina aprì e lui la bació davanti alla sua famiglia
 "Ti giuro davanti a Dio che ti sposo ma adesso datemi un fucile".
Il padre guardó il muro, mio nonno entro', lo afferró e scappo' via nonostante le urla della frastornata Assuntina. Dopo quattro anni il fidanzato Bastiano era li' sano e salvo.
Assuntina non volle più fidanzarsi,almeno se non avesse visto il cadavere o la tomba di Bastiano.
Mio nonno non sapeva nulla di tutto questo.
Intuito tutto gli scese il sangue davanti agli occhi!
Con il cuore che gli rimbalzava fuori dal petto, arrivó nell'atrio del baglio dove in maniera agitata, convulsa e violenta i due fratelli conversavano con il padre.
Pazzo di rabbia e tremante di fatica mio nonno punto' il gruppetto, mia nonna con gli occhi felici buttó un urlo disperato che fece sussultate e rabbrividire mio nonno che sparó verso quelle facce tramutate dalla paura e disperazione.
Il primo colpo prese il fratello sano sulla gamba, il secondo fece saltare la coppola a quel cane degenerato del padre ed al terzo il fucile si inceppó.
Mentre mio nonno si stava avventando contro quei disgraziati alcuni uomini lo bloccarono e neutralizzarono.
Ci vollero cinque persone per renderlo innocuo.
I feriti volevano lo impiccassero per sbarazzarsene definitivamente, ringhiando minacciosamente agli uomini li convinsero ad incaprettarlo.
La madre urlando come una forsennata inizio' a graffiarli ma il marito la gettó in terra dove svenne e rimase ignorata.
Mio nonno per l'irrefrenabile furia si laceró bocca,lingua e mani.
Mentre la corda gli passava per il collo entrò la camionetta dei carabinieri.
Assuntina convinse il padre a mandare i carabinieri al baglio Garofalo dove Bastiano era sicuramente diretto.
La corda al collo scomparve ed i carabinieri lo liberarono ma lo tennero comunque bloccato.
La madre morì quel giorno, il padre ed i fratelli vennero condannati ad un rimborso economico ed alla cessione di parte dei terreni.
Mio nonno sposo' finalmente Assuntina ma non volle andare via dal paese, voleva umiliare la sua disgraziata famiglia, riscattare il suo di nome,li avrebbe ripagati confermando il timore che avevano di lui.
Gli avrebbe portato via tutto.
Questa adesso la sua vendetta.
Prese i terreni ai piedi dei monti.
Aprì l'Impresa Ninetta Acque Cusasira, in memoria della madre.
Chiuse e bloccó il vecchio ed unico flusso di acqua che riforniva la sua vecchia impresa.
I mesi passavano ma pochissimi contadini compravano la sua acqua e nonostante avesse messo su un eccellente bacino di raccolta e distribuzione non arrivavano nuove richieste.
La sua vecchia ditta era ancora in attività e florida.
La disgraziata famiglia aveva minacciato tutti i contadini con metodi criminali,soprattutto grazie a delle nuove alleanze malavitose intrecciate negli anni.
Grazie ai soldi e favoritismi scavarono altri pozzi piu' profondi e trovarono altri torrenti abbastanza importanti. Queste notizie crearono pian piano un clima di sconforto e delusione in mio nonno,proprio nel momento in cui doveva festeggiare e rallegrarsi per l'arrivo di Michelangelo. 
"Sono rimasto ad ascoltare l'interessante storia della sua famiglia e credo di aver capito adesso il perche' dei due cognomi ma ancora non capisco bene le dinamiche che coinvolsero mio nonno"
"Suo nonno all'epica della nascita di mio padre era fresco fresco assunto come impiegato comunale dell'anagrafe ma già praticune perché bazzicava l'ufficio con suo padre.
Adesso pare evidente che suo nonno abbia canciato le carte dei documenti e stracanciato i cognomi"
"Si, questo é plausibile e lo avevo ipotizzato anch'io.
Ma a sto punto vossia cosa lamenta se mio nonno fece tutto e preciso nonostante trattasi di intrallazzo che oggi farebbe andare in galera?
Infondo mettendo la scusante dei tempi storici e la differenza di controlli potrebbe passare come una bravata innoccente o una distrazione casuale. "
"Come??!Suo nonno ci promise che mio padre sarebbe stato senza storia, senza famiglia ed avi, sarebbe spuntato dal nulla ed avrebbe creato un nuovo ed unico ramo di una nuova famiglia.
Ma oggi quella promessa viene a mancare!"
"Prima di chiederle perche' la promessa non sia stata mantenuta,a me preme capire ed approfondire perche' mio nonno si prestó a questo illecito benevolo.Lei lo sa?"
"Bene,le concedo questa dovuta confidenza.
Suo nonno fondamentalmente capì lo stato d'animo di mio nonno e condivise con lui quella rabbia e stizza verso della gente brutta ed ingiusta.
Lui lo aveva appurato a sue spese, pochi anni prima il padre venne assassinato poiché non volle cedere ai ricatti ed imposizioni di quella gente criminale che proteggeva e curava gli affari della famiglia Garofalo.
Non li volle assecondare in un sporco affare che riguardava terreni da espropriare a povera gente.
Così venne ucciso e nonostante in giro si sapesse,la giustizia sentenzio' che ignoti briganti lo derubarono e lo uccisero.
"Ah non sapevo questa storia sul mio bisnonno.
Non le nascondo che approfondiró questa faccenda. Quindi mio nonno aveva le sue ragioni per aiutare ed assecondare il suo.
Il ricordo che ho di mio nonno era di una persona buona e tutti lo dipingevano come una persona corretta.
Grazie per la spiegazione."
"Prego. Ma adesso mi deve chiedere l'altro perché"
"Si. Perche' lei é dovuto tornare qui?
Perchè la promessa è disattesa?"
"Bene.Due perchè ma per la stessa risposta.
Un mese fa io ed i miei fratelli ricevemmo una carta dal tribunale di Cusasira qualemente eravamo destinatari dell'eredita di quelle terre.
Noi increduli non capivamo cosa poteva legarci ancora a quelle terre lontane sconosciute e rinnegate dalle nostre memorie.
Purtroppo solo la mia carta di identita' ne era macchiata a vita.
Dopo aver approfondito la questione ci spiegarono che un certo Filippo Garofalo era morto senza eredi e che noi tre Galofaro eravamo gli eredi piu' prossimi per parte di padre.
Trattavasi di un nipote di un fratello di mio nonno.
L'ultimo esemplare di quella disgraziata stirpe scompariva con questo.
Lasciava ancora buona parte di quell'originale appezzamento che il suo bisnonno ed i suoi figli avevano derubato a mio nonno e scippato criminalmente alla povera gente.
Il destino non conosce la dilatazione del tempo e la giustizia non risente degli effetti del suo scorrere, cosi dopo tantissimi anni quella stirpe scompare e quei beni rubati ritornano dalla parte giusta, nelle mani della famiglia che le meritava.
Il destino é strano.
Ovviamente mio nonno non c'è piu' da parecchio ed anche mio padre è scomparso da un po' ormai.
Io ed i miei fratelli non sentiamo nel sangue e sulla pelle quel brivido di soddisfazione o quel prurito di orgoglio,questi non hanno mai fatto parte della nostra vita e dei nostri ricordi.
Siamo una famiglia nata pura e nuova senza passato e senza avi.
Niente ci lega a questa terra.
Mio nonno cambio' il cognome di mio padre e cancelló i ricordi di una famiglia sbagliata.
Adesso non posso sconvolgere ció che é stato eliminato. Non possiamo.
Non vogliamo quelle terre!
Suo nonno ce lo aveva promesso!!"
"Vossia ha ragione e mi sento di dirle che la capisco.
Ma mio nonno non poteva sapere e prevedere quel salto tecnologico che vi é stato in questo secolo,lo avra' intravisto suo padre ad Ivrea e lei in questi decenni come la tecnologia ha sostituito le persone e migliorato alcuni lavori.
Qui in comune e negli archivi niente si fa piu' con libroni, archivi e fogli.
Tutto é inserito in un computer ed il programma di lavoro gestisce archivi e documentazione.
Significa che incrociando i dati é uscito il lontano legame dei due cognomi che non è sfuggito al computer.
Può sfuggire ad uomo che fa errori piu' o meno voluti.
Ma non sfugge ad un computer.
Mio nonno le disse il vero e così sarebbe stato se oggi si lavorasse ancora come al tempo suo.
Io non posso fare piu' niente per mantenere quella promessa ma mi creda se avessi potuto l'avrei aiutato come fece allora mio nonno.
Aggiungo inoltre che oggi è un azione illecita."
"Io accapiscio quello che lei mi sente dire ma io sono qua davanti a lei.
Sta situazione si deve raddrizzare ed accomodare,per piacere.
Lei mi sembra la persona piu' adatta per aiutarmi.
Io qui non conosco nessuno, come fossi in un qualsiasi paesino nel mondo, lei é la figura piu' vicina alla mia persona, la piu' familiare in questo pezzo di mondo e quindi é l'unica persona che mi puo' aiutare.
Se non posso addossare colpe all'operato di suo nonno e quindi per riflesso lei non ha obblighi verso di me almeno per solidarietà ed umanità lei mi deve risolvere sta situazione.
E le ricordo spassionatamente la promessa di suo nonno,senza colpe si intende."
"Mi scusi alla fine il senso é sempre lo stesso, ci debbo spirugghiare sta situazione perché mio nonno volle aiutare il suo!
Allora mi ascolti io per umanità cristiana la voglio aiutare. Davvero mi creda e solo per questo non la poso,cosi di primo acchito.
Anche se ad ora non vedo soluzioni.
Ma il buon Dio dona consigli e la storia dell'uomo é piena di soluzioni inaspettate ed insperate.
Si dice la notte porta consiglio ma é solo che a mente rilassata e spensierata il cervello lavora meglio e pesca nelle parti piu' remote dell'ingegno umano."
"Che minchia significa giovanotto?"
"Signor Galofaaaroo caro, assignifica ca......ci vediamo domani ca matinata al.......monumento dei caduti in piazza."
"Chi ciura?"
"Si con i fior...... A domani signor Galofaro!!"
"Ma l'attrovo domani?"
"Si, parola di Campolo!"
"E su due volte........viremu sta vota...."
"Ah, chi cungnintura, buonasera."
La notte trascorse e fu silenziosa carica di odori secchi spalmati da un vento ozioso e caldo su quella nenia stanca e pigra dei grilli e cicale.
Accostato alle tarlate imposte Ernesto Galofaro scrutava quell'ignoto spettacolo che rapiva con malincuore la sua anima, si riscopriva incredulo, stupito di tutto ciò e temeva quell'innato legame dal quale la sua famiglia era sfuggita, non per destino ma per sconfitta.
L'orgoglio da solo non bastó a sviluppare una nuova stirpe salda e florida.
Il male non fu mai la terra arida e disgraziata ma il seme che generó quella cattiva stirpe Garofalo.
Infondo il cognome e gli antenati che lo portarono prima non avevano colpa per quei loro figli e discendenti disgraziati e coloro che lo portarono con infamia.
Infondo i Galofaro erano dei Garofalo che si distinsero per onestà e caratura morale.
I Galofaro furono la discendenza degna degli antichi Garofalo.
Ma quell'eredità appartenne invece ad una nuova generazione degenerata e per giusto contrappasso estinta.
E' pur vero che dentro quell'eredita'vi era ancora buona parte delle terre che il nonno Bastiano"Galofaro" si era conquistato con onestà, indebitamente sottrattegli. Purtroppo nonostante queste verità,ufficialmente risultava divenire adesso un lascito di quella parte di famiglia cattiva dalla quale il nonno fuggi' e che ripudió giustamente.
Ma adesso quelle terre ritornavano dalla parte giusta ma i fratelli Galofaro discendenti di Bastiano volevano mantenere le volonta' del loro nonno.
Ernesto,in quel luogo ed in quel momento,si senti' combattuto nell'animo poiché credette fermamente che quelle terre appartenessero per diritto al nonno,infondo furono sottratte e non poteva rappresentare affatto una vera e propria eredita dei Garofalo.
Pero' li' vi erano terreni e proprietà ottenuti con la violenza ed il sopruso a spese della povera gente di Cusasira .
Quelle proprietà facevano gola alla mafia che vista la familiarita' con i malaffari dei Garofalo la credevano loro proprietà.
Quella era terra contaminata dalla mafia e dall'arroganza dei Garofalo seppur originariamente terra sudata e benedetta dal nonno Bastiano e da altra povera gente disgraziata.
Non sarebbe stato meglio ridarla a chi la meritava?
A gente come il nonno che aveva sudato quella terra e voleva continuarci a sudare sopra per lavoraci e potersi sfamare.
E così tra tanti pensieri, odori e rumori si addormentó profondamente.
Il sole venne ad illuminare tutte le case e le genti sotto questo cielo.
Anche a Cusasira fece giorno.
Pieno di carte, libri e scartoffie varie,Campolo si dirigeva al monumento dei caduti, lì ad aspettarlo Ernesto con un fiore di Sulla ed uno di Luppino.
"Buongiorno Campolo, i fiori ce li ho portati come vede."
"Lei si susio con il babbio, tanto i pensieri me li ha scaricati a me che ho travagghiato tutta la notte per vossia e sta storia assurda."
"Il mondo é assurdo caro Campolo e noi dappresso. Ebbene.....?"
"Allora intervenendo retroattivamente si incontra un vizio nella procedura che non tiene conto della verifica oggettiva e testimoniata della registrazione all'anagrafe tale da rendere inconfutabile l'oggettiva familiarità del richiedente all'atto della registrazione e cosi facendo annulleremmo un indizio che salta certo all'occhio essendo accomunato dalla medesima origine e vicinanza geografica in modo che gli stessi suoi fratelli rafforzino la stessa origine sua che cosi sarebbe per tutti uguali e legati allo stesso cognome e luogo geografico di nascita...."
"Dopo retroattivamente mi confunnivi Campolo.
Qual'é u succu??"
"Insomma lei deve intraprendere un azione giuridica supportato dai suoi fratelli per affermare che suo padre in realtà é figlio della famiglia Galofaro ma adottato a parola e cresciuto da Bastiano Garofalo come un figlio.
Io le daró un documento dove si attesta che le cose stanno così e distruggeró l'originale.
Infondo nessuno dubiterà visto che state rinunciando ad un eredità di un sacco di soldi.
E creda che la cosa per me é abbastanza azzardata e li jammi mi fanno giacomo-giacomo.
Cosi chiudiamo sta storia e siamo pari.
E vossia e la vostra storia di famiglia ve ne ritornate lontano dove eravate."
"Ha detto bene,questa storia era lontana e sepolta dal peso degli anni e della distanza ma il destino scorre dentro gli atomi della vita e riscopre,senza capirne i tempi ed i luoghi,ciò che si credeva perso nel sangue degli uomini, miscelato dalle molteplici generazioni.
Ma dentro me scorre il sangue di mio nonno e dei Garofalo prima di lui, voglio o non voglio.
Cosi sarà inconsapevolmente per i miei figli ed i miei nipoti."
"Quindi????"
"Quindi non possiamo fare come dice lei."
"Ma sta babbiannu, mi fa fari u sangu acitu lei.
Ma cu ci a purtó??!!
E ca avi a fare??"
"Non posso rinnegare mio nonno e la sua storia.
Ma posso risistemare le cose e rimetterle come sarebbero dovute andare.
Ho capito che questa é l'occasione e la rivincita che mi si presenta.
Non c'è piú mio nonno ma ci sono io che sento e capisco quello che lui sentiva, in me scorre lo stesso sangue che scaldava la sua anima.
Qui su questa terra quasi si é sciolto e lo sento scorrere forte dentro me.
Una forza mai sentita e mai ascoltata."
"Signor Ernesto io non ho dormito per aiutarla e lei mi fa sballare e mi fa puro u filosofo...."
"Ha ragione ma creda respirando quest'aria ho capito cosa devo fare,adesso ho capito cio' che gia' sentivo leggero leggero come un fastidio,un prurito,un formicolio gia da ieri sera.
Ho capito cos'è la cosa giusta.
Io ed i miei fratelli doneremo le proprietà al Comune a patto che siano destinate ad Associazioni antimafia e ne possano usufruire tutte le vittime di soprusi e vessazioni dei mafiosi.
Sarà una realtà fresca e nuova dove legalità e correttezza verso la natura saranno le principali priorità.
E lei Campolo sarà il curatore, il direttore, il supervisore.... tutto ciò che vuole!
Queste le nostre richieste per la donazione."
"Ah!! Che colpo di scena!"
"Naturalmente tutte le scartoffie burocratiche e le spese di successione e donazione se le accollerà il Comune."
"Nient'altro??"
"Ah si, il nome : Feudo libero Garofalo-Galofaro."

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